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Gli uomini che hanno fatto Miglionico
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ETTORE FIERAMOSCA

Conte di Miglionico: 2 novembre 1487

Questo personaggio nobilita il Castello di Miglionico e lo rende valido per quei duri tempi di sollevazione contro i francesi invasori chiamati dal Papa. Sotto la signoria del Fieramosca la vita del feudo diventò prospera e il nome divenne celebre. Dopo il fatto d'armi di Barletta tra Francesi ed Italiani capitanati da E. Fieramosca, a « quest'ultimo uscito coi segni di vittoria dal campo della disfida, fu concesso il titolo di Conte di Miglionico ». L'Enciclopedia Treccani voce Barletta dice: « Ettore Fieramosca ebbe conferma dei suoi feudi ed il titolo di Conte di Miglionico »... Ad Ettore Fieramosca fu dato sul campo, in aggiunta ai titoli nobiliari e feudali della famiglia, il titolo di Conte di Miglionico e Signore di Acquara. Fu veramente conte di Miglionico il Fieramosca e ritenne il « feudo come prediletto »? Nel restauro della Civica Chiesa « S. Maria delle Grazie », di recente nel 1972, venne alla luce un bellissimo affresco attribuito da studiosi della storia locale e dalla soprintendenza alle belle arti, al periodo del sec. XV: raffigura da una parte un corteo con clero (vescovo-sacerdoti-religiosi-congreghe, ecc. con insegne religiose) autorità e popolo che incedono in processione verso l'immagine gloriosa della Vergine (rimasta solo in parte perché al centro dell'affresco nel 1800 vi fu aperto un finestrone) e dall'altra parte il Signore con la corte e le schiere di soldati che alzano le armi verso la Vergine: sopra un cartiglio con diciture di gratitudine del popolo miglionichese e del feudatario che viene distinto dallo stemma del Fieramosca. Ugualmente altri due stemmi sono collocati in detta Chiesa Civica sotto l'affresco della Natività di Maria e sulla vela delle campane. Ma ancora come se non bastasse viene fatta risalire all'eroe di Barletta la dotazione di alcune terre in località « Porticella di Pomarico » in agro di Miglionico alla « B. V. Maria delle Grazie » perché la « festa sia la principale » non solo nell'abitato, ma anche in agro. Le due feste vengono sempre celebrate: una il giorno 8 settembre: Natività di Maria SS.ma e l'altra la 3° domenica di settembre. Tutti gli atti medievali e meno parlano sempre di detta iniziativa come dovuta al Conte di Miglionico Ettore Fieramosca. Perfino il vecchio « pallio » della Congrega di S. Maria delle Grazie, conservato dal Parroco, porta nel rovescio lo stemma di E. Fieramosca, come si trova nella « Cantina della Disfida » a Barletta. Nel centro storico da molti anni c'è una via dedicata ad E. Fieramosca, come c'è quella dedicata al Re Milone. Urbano II fu anche ospite del Castello di Miglionico nel 1092, quando si recò a Matera.

DOPO LA CONGIURA

La sorda lotta tra monarchia e feudalesimo era ormai alla fine. Il Re Ferdinando I mosse contro le terre del Papa, il quale chiese la pace e provocò la distruzione dei Baroni congiurati in vari punti: Diano o Sala Consilina, Melfì con Venosa, Tramutola e, per limitarci alla terra di Miglionico si deve ricordare che alla metà di dicembre un nerbo di fanti e di cavalieri assaltò violentemente e occupò le terre ed il castello stesso. Lo stesso Girolamo Sanseverino con Luca scamparono la morte con la fuga ma caddero nel 1487 prigionieri e poi al 23 luglio lasciarono il capo sul patibolo, come altri feudatari. L'autorità regia aveva trionfato sul feudalesimo e nella stessa larga Sala del Malconsiglio fu imbandita la festa della vittoria. Il figlio del decapitato Barone Girolamo Sanseverino, Pietrantonio profittò della disfatta del Re dagli Spagnoli per riavere il feudo (1515) che riebbe e vendette ai Pignatelli (1536) col patto del riscatto. Senza più parlare di tali trapassi occorre ricordare che nell'anno 1526 essendovi guerra tra Spagna e Francia, Miglionico si difese strenuamente e dal Castello e dalle Torri di cinta e fortificazioni respinse l'invasione Francese. I cittadini si difesero contro i Francesi, comandati da tale Annecie. Il Castello passò poi agli Orsini ed infine ai Revertera. Ma la storia feudale era terminata.

LE PORTE E TORRI

Solo i nomi sono sufficienti a descrivere l'attività e l’importanza dei personaggi che hanno costruito questa nostra comunità. Le recenti ricerche hanno svelato origini e ritrovamenti che vanno fin da lontani secoli IX e IV a.c.: suppellettili e arredi tombali, mosaici di pavimentazione, opere idrauliche dell'età archeologica di primaria importanza. L'alluvione del 19 settembre 1976, con una frana, sotto la Torre del Fino, svelò l'esistenza di una necropoli con arredi vascolari, oggetti di bronzo, ornamenti militari e muliebri e infantili del sec. VI a.c. ed ho avuto occasione di prendere in mano resti calcificati e polverizzati di quegli antichi antenati. Gli oggetti rinvenuti sono finiti nel Museo Ridola di Matera.

Le porte sono ai quattro cardini dell'abitato, secondo il tracciato storico: Porta Pomarico o Varanus ad est, Porta S. Sofia o Polaris al nord, Porta Grottole o Suillina da Silla ad ovest; Porta Meridie o Mezzogiorno verso l'attuale Castello al sud. In questi tempi, un vecchio scrittore. Lupo Protospata, parla di questi luoghi descrivendoli unici. Si parla anche dell'alleanza di Miglionico con gli Entri, riuniti a Montalbano Jonico. Larghe tracce hanno lasciato nell'architettura gl'invasori bizantini, normanni, greci e longobardi.

LA CHIESA MADRE

Intanto anche i fondamenti della religione cristiana ai tempi apostolici si diffondevano fra gli abitanti di Miglionico, i quali riservavano nel loro abitato, ben chiuso e ben costruito, dei luoghi migliori per dedicarli al culto ed erigendoli in « luoghi sacri ». La Chiesa Madre, in fase di restaurazione e chiusa al culto da dieci anni circa, è stata oggetto di studi e ricerche da parte della Soprintendenza ai Monumenti ed è stata ritenuta un « monumento » molto importante ed « unico » della Basilicata, tanto che il Ministero della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali ha deciso di restaurare a spese proprie. Essa fu sede di Vescovi e di 3 Cardinali: dal 1200 al 1682, com'è stato recentemente pubblicato da uno storico vaticano, prof. Luigi Russo, nelle « Collette » delle Insigni Chiese Latine del Mezzogiorno d'Italia… Ne restano tracce importanti nei monumenti sepolcrali vescovili, scoperti nel restauro del 1974. Attualmente risulta composta da almeno tre edifici sovrapposti e in tempi diversi: con un tiburio di stile basilicale greco-bizantino sulla navata centrale, a cinque absidi con cupola greco-bizantina ed altare. Sul lato sinistro si erge una Torre romanica a tre ordini con altirilievi di Madonna con Bambino, S. Pietro.,S. Paolo, Sant' Emidio vescovo e S. Michele. Si accede al sacro edificio da un portale romanico-gotico. intagliato nella pietra ed una Porta Piccola di ricco stile barocco, con una pregevole figurazione in pietra della « Pietà ». Nel 1975 i lavori di restauro evidenziarono anche una « Chiesa per i Sacramenti » dell'iniziazione cristiana, secondo gli antichissimi Sacramentari orientali e romano-latini. Sotto il Campanile vi è costruita una lunga e solidi CRIPTA NORMANNA, con artistiche ed eleganti arcate in pietra e distinti sedili murali perimetrali. Accanto vi stanno singolari sepolture dei « Canonici Latini », che fin al 1875 resero illustre questa Chiesa « Collegiata Insignita e ricettizia »: il « canonico » non veniva deposto nella bara, ma rivestito dei sacri paramenti, pari alla dignità e grado, veniva tumulato seduto su ben forgiata nicchia e soltanto dopo la decomposizione le ossa venivano deposte in luogo sotterraneo appartato. Ho provato un'impressione del tutto singolare per la grandezza sproporzionata delle ossa longitudinali che io stesso ho veduto. Le misure sono tali che facevano pensare a stature gigantesche di quei « preti, vescovi o cardinali ». Ho provato anche una particolare suggestione quando sono sceso nelle cripte sotto la navata centrale al vedere nelle [se sei vivo batti un colpo... ] volte una « mano », una «martellina» con la data 1796 e la scritta « se sei vivo batti un colpo » (tutto in calco di gesso). Era l’anno della pestilenza ed i corpi degli appestati, vivi o morti, venivano letteralmente gettati dalle « forge », che comunicavano col pavimento della Chiesa. E il 9 dicembre sempre del 1975 su interessamento di D. Mario, a spese del Ministero della Sanità, con l'intervento del Sindaco, le cripte furono vuotate dalle ossa umane e circa 2.000 salme, raccolte in molti sacchi di plastica, su autocarri, alle prime luci dell'alba, sono state traslate alle fosse comuni del Cimitero Comunale, onde permettere agli operai di continuare a scavare per ultimare le ricerche. Suonava, allora, lugubre, prima dello spuntare del sole, il « campanone » di molte tonnellate, e nello stesso giorno fu deposto... ed ha cessato temporaneamente il suo servizio in attesa di ritornare al suo posto. Durante i lavori sono stati scoperti dipinti preziosi su tela di autori insigni: l'Assunzione del Tintoretto, la Deposizione di scuola michelangiolesca, la Presentazione e Madonna con Santi del Guercino, una Via Crucis di pregevole fattura napoletana del 600, una statua in pietra di S. Lucia di Stefano da Putignano del 1400, dodici statue lignee di scuola veneta del sec. XV1T. tele del Ferri del 1600, paramenti e stoffe di pregevole fattura dal sec. XTT al XVIIT, argenteria, reliquiari. calici, incensieri, ostensori, legni dorati. Non posso a questo punto non presentare il celeberrimo Polittico del Cima da Conegliano. di cui mi riservo parlare a parte.

LA COMUNITÀ' GRECA

largo S. Nicola dei Greci

Lasciata la comunità latina desidero parlare, per qualche momento della Comunità greca sita nell'attuale Largo S. Nicola dei Greci. Questa comunità risale all'antico periodo dei greci. posti sotto la supremazia dell’archieptarchia (sette chiese principali: sette doni dello Spirito Santo o sette finestrelle) di Otranto. come si può vedere nella porta istoriata della Basilica Cattedrale di Otranto. La Comunità cristiana di Miglionico era presieduta dall' ABBAS e contava trenta monaci affiliati per i servizi di ufficiatura in lingua e rito greco, mescolato al bizantino. Unica relazione era « l’aghìa »: S. Nicola, che invece al Rione Torchiano diventa S. Nicola da Bari ed al Castello dei Baroni S. Nicola da Myra. Del rito greco restano documenti che io vedo e tocco continuamente. « Largo S. Nicola » con portali e finestre greche, croci pettorali e collane di argento e ori pervenuti a Don Mario dagli abitanti della zona: anello con reliquie di santo greco, consegnato dal muratore nel 1975; una croce pettorale con collana di fattura greca conservata in astuccio di legno, consegnata dal proprietario della casa, durante i lavori di restauro nel 1976 a Don Mario; insegne greco-bizantine nei vestimenti ecclesiastici di Don Mario: veste talare nera (latina) con ornamenti verdi-oro (rito greco) col titolo di «Abbate e Protonotario apostolico» del Parroco-curato dell'insigne collegiata di S. Maria di Miglionico dal 1796. L'opera del Clero e della Comunità di Miglionico a questo punto è legata a due fenomeni di tempi consecutivi: il periodo delle migrazioni basiliane e delle crociate: due argomenti che mi invitano a parlare del ricco apporto culturale e religioso di Miglionico.

MIGRAZIONI BASILIANE

A seguito della presa di posizione contro Roma ed in modo particolare contro il Sacro Romano Impero che opponeva alla capitale imperiale bizantina Roma come centro di un'azione e movimento dominatore chiamata « sacra », perché coinvolta anche la Chiesa Latina contro la diplomazia ed ecumenica posizione del Patriarca di Bizanzio, i monaci della REGOLA di S. BASILIO, al seguito del fatto e della posizione di Eudossia. - divorziata imperatrice, — si schierarono contro il potere laico per la posizione ecclesiastica latina, quindi dovettero emigrare in cerca di nuovi lidi dove svolgere la loro vita monastica. Da qui l'emigrazione in occidente dei Monaci di S. Basilio in cerca di nuove abitazioni che rispecchiassero la caratteristica di silenzio e vita cenobitica. Essi approdarono con la loro povertà umana, ma ricchi di spiritualità, alle sponde della Peucezia e seguendo la viabilità romana vennero ai grandi bacini silenziosi, idonei alla loro vita, nella Longobardia, nelle valli del Taras e Vradanus, favorite da dimensioni geologiche del tufo. Il fenomeno si integra nella situazione della popolazione locale che abitava in casa e adorava la divinità chiusa e scavata nel tufo. Il fenomeno viene oggi catalogato storicamente come migrazione basiliana e cripte tufacee, collegata all'unico fenomeno trogloditico del mondo: « i Sassi di Matera ». Degne di risonanza mondiale sono le Cripte del Peccato Originale, di S. Lucia, del Cristo, di S. Leonardo al Bradano: limite dei confini tra l'agro di Miglionico e quello Materano. Detto fenomeno coincise con l'anno dell'incoronazione di Carlo Magno a Roma (Natale dell' 800) fino alla prima Crociata con Goffredo di Buglione anno 1099. Inoltre il fenomeno si avvicinò molto all'abitato con le celle ovoidali che ancora si trovano in località « Sant'Antuono » (attuale campo sportivo) vicino alla Fontana della Fabbricata: esistono numero tre celle.

LE CROCIATE

I crociati calati dal nord (composti di soldati, commercianti, popolani, servi della gleba, preti, monaci, ecc.) diretti in Oriente con ogni mezzo e armati in ogni modo, per i quali l'arrivo nel mezzogiorno dell' Europa poteva coincidere, se avevano i mezzi, con l’imbarco della spedizione verso la Palestina. Ugualmente molti invece arrivavano stremati di forze fisiche, perché superstiti di malattie contagiose o di briganteschi atti di rapina, non pensavano più alla Palestina per liberare il S. Sepolcro, ma alla propria sopravvivenza. Infatti avendo ormai esaurito l'ideale, venuto meno il capitale economico, considerando miracolo il trovarsi vivi a tanta ventura, finivano con acquisire dimora. In questo periodo, dalla prima alla quarta crociata, la comunità di Miglionico ebbe ben 14 archimandriti (capi del clero greco locale) di origine veneta o d'oltralpe. Per i miglionichesi di allora « Veneto » voleva dire crociato pervenuto in luogo con soldatesche o navi della Repubblica Veneta, alla insegna di S. Marco e lasciati derelitti sulle rive della penisola italica, perché privi di mezzi per viaggiare più oltre... e la potenza veneta era avida di denaro, in qualsiasi modo procurato! Durante la IV Crociata avvenne la Congiura dei Baroni! La Comunità di Miglionico sopportò il peso di molti Crociati d'oltralpe, svernanti nel centro abitato o nelle ricche masserie del ben coltivato agro. In questo periodo Miglionico è stata anche sede Cardinalizia col titolare Card. Vincenzo Palmieri, mandatovi dal Papa e poi diventato vicegovernatore di Milano, alla cui ben lodata memoria va ascritto che la sede di « S. Maria Maggiore » di Miglionico diventasse obbligatoriamente « censuaria » alla « Signoria milanese », che spadroneggiava, raggiungendo il colmo con la Famiglia Borromeo, nell'abbazia di S. Michele Arcangelo di Monticchio e di Montescaglioso e Miglionico e giù giù fino a Lecce... nominando e creando vescovi, abbati, arcipreti feudatari di detta signoria. Aggiungo due documenti di quanto asserito: di abbati ed arcipreti, ecc. e di censualità. A vergogna nostra e del mezzogiorno va ricordato che gli esattori dei Cardinali erano così fiscali da non dare spazio economico per « comperare le candele di cera da mettere sull'altare », per la celebrazione liturgica, secondo il verbale dei PP. Cappuccini che officiavano sotto i Borromeo l'Abbazia di S. Michele Arcangelo di Monticchio, abbandonata dai PP. Benedittini. Questo periodo resta un miserabile atto di depredazione ai danni della cultura meridionale e dell'economia locale. Infatti venivano portati via non solo elementi economici, ma anche intellettuali ed operativi dell'umanesimo meridionale, dando luogo ad una « subdola ma reale questione meridionale » fin dal medio evo... fenomeno che si aggraverà ed esploderà nell'unitarismo italiano del 1860 con Garibaldi ed il ritorno nel sud dei... piemontesi!

ONORIO II - al Bradano

Nell'anno 1128 presso le sponde del Bradano al Vaddone Petroso, in agro di Miglionico, si accamparono Papa Onorio II ed il Conte Ruggiero, scomunicato dal Papa, perché voleva il Ducato di Calabria e Puglia senza dipendere dalla Santa Sede. Ruggiero con poderoso esercito di Siciliani passò lo stretto e s'impossessò di Taranto, Otranto, Brindisi ed altre città e raggiunse il Papa. Per 40 giorni gli eserciti pontificio e ducale stettero di fronte senza mai guadare il fiume finché il Papa per la stagione inoltrata e le febbri malariche diffuse tra i soldati, per mancanza di viveri e di mezzi per affrontare le paghe, scese a patti con Ruggiero e gli diede l'investitura di Duca delle Calabrie e della Puglia, Dopo 20 giorni di sosta al Castello di Miglionico si ritirò a Benevento. Mentre il Papa si ritirava verso Roma, Ruggiero sottomise le terre attribuitegli e convocò a Melfi per il 1129 o 1130 i signori, i vescovi, gli abbati di Calabria, Peucezia, Salenzia, Bruzia, Lucania e Campania. In tale occasione Ruggiero sarà anche ospite del Castello di Miglionico; non era ancora Re delle Sicilie, ecc.

CIMA DA CONEGLIANO

[Don Marc'Antonio Mazzone in un dipinto di Michelangelo Laforgia] E' legato al nome di chi lo ha procurato col suo personale sacrificio: il Dr. Can.co MARCANTONIO MAZZONE, vissuto tra il 1545 ed il 1626. Confortato nella lontananza dal Paese dalla sua dote di umanista latino, compositore e amico personale del T. Tasso, che incontrò alla corte di Vincenzo Gonzaga di Mantova e nelle varie corti dove ebbe la sorte di capitare, come Ferrara, Venezia presso i Dogi, Vienna alla corte imperiale degli Asburgo, Pietroburgo alla corte degli Zar delle Russie ed a Parigi come legato pontificio al seguito del Card. Aldobrandini, diede molto lustro e fama alla terra di origine. Però ci teneva anche ad essere onorato a Miglionico e per questo con tutti i suoi risparmi fece comprare dal Duca Vincenzo Gonzaga di Mantova le belle 18 tavole del Cima da Conegliano; si sa che furono comperate a Lipsia e poi inviate a Miglionico con lo scopo di essere nominato Arciprete. La cosa non ebbe il desiderato effetto e scoraggiato ed avvilito non scrisse più, non compose più nulla e per sopperire al debito rimasto ancora inevaso la Repubblica Veneta... comprò dai Gonzaga il Mazzone ... il quale « cambiato paese cambiata fortuna » (come si dice da noi!) riprese tutto il suo spirito primitivo con canti e composizioni latine e in bello stile, tanto da essere catalogato tra i più valenti secentisti veneti: e qui fu scoperto e « riabilitato » anche a Miglionico da Don Mario... perché si pensava che il Polittico fosse stato comperato nel 1742, come sta scritto sulla cornice di legno attuale del Polittico, dalla famiglia miglionichese dei Del Pozzo, citando che sulla tavola centrale si leggeva lo stemma di detta famiglia: stemma che fu cancellato nel 1964 durante il restauro, perché apocrifo. Queste 18 tavole dapprima erano collocate nella cantoria della Chiesa Madre; rifatto l'organo e ricostruita la cantoria le tavole furono tolte e accantonate, finché la famiglia Del Pozzo nel 1742 le fece ricomporre proprio nella vecchia cornice di facciata dell'organo demolito: cornice in stucco e oro zecchino: attualmente i dipinti così si trovano disposti; i PP. Riformati venuti in possesso vi apposero alla cimasa una specie di baldacchino di ricco barocco con lo stemma francescano e diedero il titolo al Polittico di « Madonna del Carmine », cui era intitolato il Convento annesso dei PP. Cappuccini... e si fece festa. Però il valore dell'opera fu definita da un tedesco nel 1909 che si chiamava Wackernagel e da allora tutti si sono dati da fare perché l'opera fosse custodita e si scrissero anche tanti articoli: alcuni belli, altri anche un po' strani: tutti quelli che conosco io sono incompleti, perché nessun autore ha nominato tutti i santi dipinti... anzi nel 1923 l'avv. Niccolo De Ruggieri da Miglionico alcuni santi li chiamò «e strani santi... con la scimitarra in testa! ». Io ho chiesto e sono in grado di dire il nome di tutti a cominciare dall'alto.

Cristo Risorto (non passo!)

Angelo dell'Annunciazione

Vergine Annunziata

S. Chiara d'Assisi

S. Ludovico vescovo

S. Bernardino confessore

S. Caterina d'Alessandria

S. Francesco confessore di Assisi

S. Paolo ridipinto in S. Girolamo

S. Pietro Apostolo, con le chiavi

S. Antonio da Padova

S. Berardo, martire del « Marrocco »

S. Pietro, martire del « Marrocco »

S. Adiuto, martire del « Marrocco »

S. Accursio, martire del « Marrocco »

S. Ottone, martire del « Marrocco »

S. Bonaventura, vescovo e dott.

Nascita di Gesù (dispersa nel 1917).

Perché il Mazzone abbia comperato il Cima da Conegliano è abbastanza noto agli studiosi dello scorcio storico: anzitutto perché l'autore Veneto era abbastanza noto e giovane: due qualità che lo distinguevano. Noto poiché pagava « le fiscalità alla repubblica veneta, da cui dipendeva Conegliano, fin dalla pubertà, per lavoro artigianale diverso dall'arte paterna: cimatore di lana »; l'arte diversa era la pittura e la Repubblica veneta, che funzionava con metodi quasi perfetti ed ad orologeria per le tassazioni, non si fece sfuggire questo abitante dei colli di Conegliano fin dai primi anni dell'esercizio. Giovane e talvolta scapestrato, sempre per il libero esercizio della sua arte contro l'imposizione della famiglia che lo reclamava cimatore: fu ricondotto due volte da Venezia dove aveva trovato rifugio, e in pubblica piazza a Conegliano, picchiato dagli «sbirri Veneti con dieci colpi a culo nudo (!) e riportato alla famiglia»! Le altre notizie sono abbastanza note: una prima rivoluzione miglionichese del 1913 e la seconda molto clamorosa nel 1963, prima che le tavole fossero prestate per 1'Esposizione della Mostra di Treviso nella Sala dei Trecento: da questa mostra il Polittico uscì molto pubblicato ed avvantaggiato, perché fu consolidato nelle tinte e dopo due anni restituito alla Cittadinanza nostra. Nel 1972 fu « avvelenato con bromuro di etile » (il gas delle camere a gas dei campi di concentramento dei nazisti contro gli ebrei!) per impedire che qualsiasi tarlo ne intaccasse la struttura lignea. Ora è oggetto di molte visite ed anche di studi: Don Mario sta curando una bella pubblicazione con molti professori, anche inglesi. Per molte altre notizie basta leggere STORIA di MIGLIONICO del RICCIARDI e si possono sapere. Invece ci tengo a sottolineare qualcuna delle scoperte fatte e di cui non si parla nel libro sopradetto: e pensare che di alcune siamo stati noi ragazzi ad essere i primi a sapere: voglio parlare di queste. Con mio cugino nel 1966 presi parte ad una bellissima ripresa televisiva intitolata

LE TALPE DI MIGLIONICO

perché allora si scoprì che alcune tele dipinte della Chiesa Madre erano di grossi autori: una grande tela con la Madonna Assunta del Tintoretto, un grande pittore veneto del sec. XVIII. due altre tele del Quercino un grande pittore della scuola bolognese dello stesso tempo, una grande Deposizione di scuola michelangiolesca, una via crucis del Giordano e scolari come pure un giornalista di Avellino, il Russoniello, il soprintendente del restauro di Bari Schettini, ed altri studiosi con Don Mario scoprirono che

ANDREA MIGLIONICO

pittore allievo del Giordano di Napoli, era nato a Miglionico, aveva operato a Miglionico ed era morto a Ginosa Marina, patria di provenienza. Attualmente si stanno facendo delle ricerche su questo Autore e si sta mettendo un po' a soqquadro anche le Enciclopedie perché confondevano il nostro illustre concittadino Andrea Miglionico con un altro pittore, pure giordanesco, ma non concittadino, il MALINCONICO. Il nostro concittadino visse nel sec. XVII: nell'archivio parrocchiale di Miglionico c'è l’atto di battesimo e di matrimonio, con la variazione della morte; ebbe 12 figli tutti vivi che « lavoravano », solo due però diventarono pittori come il padre. Fu anche perseguitato dalla « Gendarmeria » di Miglionico perché era « troppo libero e scostumato nelle raffigurazioni » e si arrivò a tal punto che lo studio dove lavorava fu requisito e dentro vi fu messa la « Gendarmeria », fino al 1848: era l'attuale farmacia. In quell'anno arrivarono le truppe reali contro i briganti ed allora il ricordo fu insabbiato. Ora sta uscendo: ho visto delle fotografie dei dipinti del Miglionico e sono molto belli. Con Don Mario ne ho veduti moltissimi provenienti dal Seminario di Conza, dove erano stati trasportati e nascosti insieme al « Tesoro dei Revertera » di Salandra, che dopo la soppressione della Feudalità in Italia Meridionale nel 1829, essendo gli ultimi Signori di Miglionico, portarono via tutto ciò che nel Castello vi era di bello e prezioso: tele, ori, monete, mobili, abbigliamenti preziosi ecc. e depositarono nei sotterranei della fortezza di Conza, diventata poi Seminario Vescovile Papale e solo nel 1975, per motivi di restauro, svuotati i depositi fu ritrovata tanta roba: anche se in condizione non buone... e non per tornare a Miglionico! A proposito di ritrovamenti: con Don Mario abbiamo ritrovato copia di scritti latini con dedica autentica di Mazzone ed anche dei suoi paramenti e sigilli, nel muro dietro l'altare della Chiesa del Convento: cose molto belle e ben conservate.

Dovrei parlare a questo punto delle altre grosse scoperte fatte nelle CHIESE di MIGLIONICO: la Cattedrale con gli scavi della civiltà precristiana fino ad oggi, della Chiesa Civica di E. Fieramosca, della Materdomini, ecc.: ma farò qualche altra volta un trattato su questo. Invece non voglio tacere dei condottieri, perché la storia mi piace e perciò incomincio subito.

I CONDOTTIERI

Entrando nel CASTELLO, dall'attuale portone posticcio (perché eretto solo dopo il Terremoto del 1857 ed in cui andarono distrutti il ponte levatoio, l'ingresso, parte del lato destro del castello e « il fosso » per l'acqua: tipica difesa dei castelli medievali), si incontra uno stemma « a bucranio con cimiero cavalieresco, scudo con banda trasversale e tre colli »: è lo stemma degli

Sforza de Attendoli

illustre comandante della Compagnia di Ventura, morto al servizio del Signore di Urbino nel 1400. Altro condottiero che rese illustre il Castello di Miglionico è:

Ettore Fieramosca

che dopo la vittoria alla Disfida di Barletta si acquistò titolo per Viceré di Salerno, Conte di Miglionico e Signore dell'Acquara. A Miglionico, oltre d'avere illustrato la posizione strategica del Castello elevandone le mura e la merlatura, ha lasciato larga traccia nella vita civica istituendo e finanziando la Festa della « Madonna delle Grazie » e della Porticella (in concorrenza con la Puglia da dove proveniva!) dotando la Chiesetta Urbana di belle pitture e di pregiati affreschi, distinti dallo stemma familiare: il più completo ed ancora leggibile è La Natività di Maria Ss.ma del Sodoma, celebre per avere affrescate le stanze Vaticane; oltre che sul bronzo della Campanella, ancora appesa alla piccola vela del tempio votivo. Sul fondo sopra l'arco d'ingresso della porta vi è affrescato in stile secentesco, bello, l'offerta da parte dell'autorità ecclesiastica e di tutta la popolazione, con il Barone, della Comunità alla Madonna delle Grazie: particolare il capo ecclesiastico era Vescovo e vicino « l'abbas » greco. Detta Festa durava 7 giorni: l'ottava della festa veniva celebrata in campagna in località detta « Porticella di Pomarico » oppure « Porticella delle Grazie » (da distinguere da « Porticella di Matera » all'attuale altezza della Chiesa Rupestre del Peccato Originale alla Gravina).

Dette celebrazioni erano tanto fastose da essere dette « Festa principale » e resistono a tutt'oggi per solennità e perché è l’unica celebrazione che comporta « il palo della cuccagna ». Alla Porticella invece la festa sta assumendo il tono di una « vera sagra » con tre caratteristiche: religiosa, tipici piatti paesani, folklore dei « Pappaculumbriedd ». Ritornando sul nome della « Porticella » si deve ricordare che il terreno posto nella vallata del Bradano nel 1927 fu assegnato alla Associazione Nazionale Combattenti e Reduci... ma poi è ritornato per cessione ai primitivi proprietari che ben lo coltivano a grano duro, vino ed olivo.

Altra impresa che voglio ricordare:

la Battaglia in Agro del 1526

avvenimento che non ha un correlativo nella vita e nella storia della nostra comunità... per ritrovare qualche cosa di simile bisogna venire fino all'epoca dei Briganti e del Risorgimento: vere insurrezioni popolari, stile Masaniello. A ricordo suona a « due ore notte »: il rintocco. Non possiamo non ricordare l'apporto dato dalla « Rivendita di Miglionico » al risorgimento italiano: capeggiata dal giovane religioso Carmine Sivilia, con la diretta responsabilità del « Paglietta », l'avv. Giambattista Matera, il gruppo di 300 volontari raggiunse il corpo lucano a Corleto Perticara il giorno di S. Rocco 1860 e si uni alle truppe di Garibaldi a Maratea e diretto a Breccia di Porta Pia a Roma, vi entrò il 21 settembre. Però morirono quattro miglionichesi, cui è stata assegnata una medaglia d'argento, tuttora in possesso delle famiglie: Carmine Sivilia, Pietro Sivilia, Munno Michele e Musillo Michele. Il Monumento eretto in Piazza Castello ricorda molte imprese. Questa nostra terra ha dato oltre quanto detto anche magistrati, medici, fisici, vescovi e scrittori. E' in via di preparazione la celebrazione « il Centenario della morte del Ricciardi » lo storico, e certamente usciranno tante altre belle notizie, non ancora pubblicate. A Miglionico, molte sono le tracce del cammino glorioso di questa Comunità che testimonia, per chi vuole leggere, la vita gloriosa e la storia della terra di Cencree. Resterebbe ancora da descrivere quanto accadde nell'agro di Miglionico, nei fiumi e nelle fontane, nelle necropoli variamente disperse, disseppellite e svuotate. Voglio raccontare, così me l'hanno raccontato, il fatto dell'uccisione di due tedeschi alla Pila durante i giorni della liberazione del 1945... Per rappresaglia furono uccisi dapprima ben 10 soldati canadesi arrivati in quei giorni perché paracadutati in zona onde preparare l'arrivo delle truppe di liberazione. Poi i tedeschi minacciarono di distruggere Miglionico se non fosse dato in loro potere il gruppo dei « partigiani » che aveva compiuto l'eccidio... ma l'indiavolato intervento in tedesco del Parroco di allora Don Donato Gallucci riuscì a modificare i piani dei tedeschi, che abbandonando le loro postazioni alla Trinità, si rimisero in marcia verso il Nord. Allora ci fu uno spettacolo vergognoso: i Miglionichesi si diedero a spogliare le salme dei soldati canadesi uccisi e a depredarle, portando via tutto e tagliando perfino le dita della mano per togliere la fede nuziale ». Riaffiora così, dopo ogni evento bellico, l'istinto brigantesco... che per fortuna subito si placa e rientra nella zona del riassorbimento pacifista, proprio dello stile buono della nostra gente, cui appartengo e sono molto affezionato, tanto da soffrire immensamente quando questo patrimonio popolare, culturale e « nostro » viene meno o insultato. Sono proprio contento quando vedo che molti turisti vengono a visitare questa nostra Miglionico: ed ho appreso dai giornali che il nostro Comune è stato incluso nei giri turistici « pilotati » (cioè guidati con riferimenti culturali-sociali e storici) delle escursioni turistiche europee-ioniche. Compiti come questi sono molto belli, ma molto grossi e pesanti, per cui bisogna soltanto dire qualche cosa, credendo che molte cose si sappiano già, per non correre il rischio di scrivere un libro, che potrebbe fare anche una brutta fine in mano mia o del professore che lo dovrebbe leggere e poi mettere con me in discussione. C'è anche un punto che dovrò cercare di approfondire: il rapporto tra i grandi movimenti della cultura contadina con le personalità tipiche lucane: Levi - Scotellaro - Fiore Tommaso -Gramsci (di cui pochi giorni fa ha parlato la televisione) Salvemini e gli autori della «Questione Meridionale».

Miglionico. 15 maggio 1977

 



 

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