Sei qui: Home L'organo barocco del 500

L'organo barocco del 500

Stampa 
Indice
L'organo barocco del 500
Cenni storici
Il restauro e lo strumento
Gli elementi decorativi
Tutte le pagine

L'ORGANO E LA CHIESA MADRE

Sac. Mario Spinello

La Chiesa Madre viene ritenuta una delle più riuscite costruzioni barocche del 700 lucano (1). Secondo alcuni studiosi viene attribuita al Pietrafesa (2) ristrutturata su precedenti edifici di tipo bizantino prima e poi normanno, con riferimenti gotico - romanici pugliesi. Le Soprintendenze dei BBAA di Potenza e dei BBSSAA di Matera hanno profuso il meglio dei mezzi a loro disposizione per ridare il volto della dignità tipica al monumento: cammino percorso insieme con l'instancabile ditta Guadagno di Montescaglioso. Due date illustri meritano un particolare cenno, perché sono il prezioso frutto del lungo tempo dei lavori: si tratta di due scritte riapparse intatte sotto le numerose scialbature degli arcosolii del presbiterio. Esse dicono così: "Basilica roman. SS. App. Petri et Pauli a Leo IX Pp A. D. MDI", che significa: "Chiesa aggregata alla Basilica Romana di S. Pietro e Paolo Apostoli dal Papa Leone IX nell'anno del Signore 1051". L'altra scritta sull'arco sovrastante l'altare maggiore dice: "Templum tuum Domine a III saeculo erectum rurum ac civium pietas instauravit... (data ancora illegibile)", significa: "La religiosità degli abitanti delle campagne e dei cittadini ha riparato il tuo santo tempio eretto fin dal 3° secolo". Altri dati storici sono le erme di quattro Vescovi attorno alla sepoltura del Vescovo di Motola Vito Ferrato da Miglionico, qui sepolto nel 1534. (3) Lo splendore della Chiesa fu raggiunto nel 700 in parallelo al periodo dell'agiatezza degli agrari, che ebbero grande peso sulla cultura della Terra di Miglionico, assieme al Signore del Castello ed alla residenza Vescovile di Acerenza - Matera e quindi del Clero (4). E' di poco precedente l'inizio della cultura artistica con la dotazione di magnifiche opere per la Chiesa Madre - Basilica: tele pregiate, architettura, sacri paramenti, corali e l'amplificazione dell'organo antico, forse dei primi secoli dopo il mille, come verrà dato sapere dalle ricerche e dai rilievi tecnici eseguiti durante il restauro ultimo. Si tratta di un "positivo" di tempo non ben determinato, forse del 1300, che nel 1500 fu affidato, come dai documenti dell'Arch. Par/le(S), al celebre organista-organaro napoletano Antonio Di Majo, fornitore dei "suonatori d'organo" dei Sacri Conservatori Musicali e della Cattedrale e Diocesi di Napoli"(S) che risolsé il "problema della Basilica di Miglionico, dopo aver esatti 15 fiorini d'oro, necessari per acquistare e pagare del materiale avuto da Firenze". In seguito l'opera fu decorata dal pittore napoletano Paolo De Majo (7). Su questo strumento iniziò la sua strada anche il celebre musico Marcantonio Mazzone da Miglionico (8): licenziato dalla celebre scuola di "cantus firmus" (gregoriano) di Banzi e poi dai conservatori di Napoli (9). Qui trovò anche collocazione il celebre Polittico del veneto Cima da Conegliano (1499) (10). Il tempo fedelmente ha fatto il suo corso, le persone si avvicendarono, gli eventi segnarono decadenza e la Matrice di Miglionico non fu esente, anzi ebbe maggiormente a soffrire con le leggi eversive,1860 (11), per cui cadde in miseria e non trovò mezzi per rifarsi. Ora è sulla buona via, si spera.

NOTE

  • Dai documenti e relazioni della Sop.za ai Beni Architettonici e Ambientali della Basilicata. Miglionico - ricerca svolta dalla classe III B della Scuola Media Statale di Miglionico - anno scolastico 1989-90 ms.
  • Oreste Ettorre: La storia delle influenze religiose in Basilicata.
  • Ventura-Spinello: Gli uomini che hanno costruito Miglionico.
  • Bubbico-Caputo-Giura Longo: II Castello di Miglionico e il centro storico.
  • Ms: conclusioni capitolari e relazioni del Can.co T. Kicciardi. 1861.
  • Romano Stefano: Catalogo degli organi di Napoli. 1980.
  • Di Majo Paolo - Pittore di Napoli.
  • Marc'Antonio Mazzone da Miglionico: vedi Musiche e Autori Lucani tra rinascimento e barocco.
  • P. Andrisani: musiche barocche in terra di Lucania: trasmissioni RAI-TV.Coletti: Cima da Conegliano: il Polittico di Miglionico - 1965. Spinello: Miglionico 1870-1970.
  • Resistenza contro il R. Tribunale di Napoli ecc. dell'avv. Torelli. Archivio Parrocchiale 1871.

CENNI STORICI

Sac. Mario Spinello

APPARATO STORICO DELL' ORGANO DELLA INSIGNE COLLEGIATA DELLA CHIESA MATRICE "S. MARIA MAGGIORE"
Miglionico 15 Febbraio 1976

Documento storico:

Nella rilegatura del "Quadro esecutivo di Miglionico", con tanto di carta in 12 grana del Regno delle Due Sicilie, premessa l'oratoria dell'arciprete Michele Traietta in data 14.6.1867 su carta bollata da cts 50 e l'effigie dell'Italia in vesti di regina con corona e armi seduta su un leone, con la solenne decorazione di Ferdinando IV, per grazia di Dio Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, duca di Parma e Piacenza ecc, seguito dalla decorazione di Francesco 1°, ugualmente Re delle Due Sicilie ecc, collezionato in n° 101 pagine ed arricchito della firma del sindaco di allora Dr. Giuseppe Bruni e dell'arciprete D. Michele Traietta, con il Ricevitore sig. Giuseppe Casella, nonché del Segretario Generale di Basilicata il 6 gennaio 1857 dal sigillo delle Due Sicilie nel nome di Sanfelice, ho trovato nel foglio di volta incollato nella rilegatura di tutto il "bene" sopra descritto, un inserto prezioso più di quanto a prima vista sarà sembrato al rilegatore. Allego copia.

Trascrizione:

Memoria per l'organo della Chiesa Madre di Miglionico. Formulata dall'organista Can.co Torraca nell'anno del Signore 1906. Il grande organo "a doppio cantus firmus" è composto di n° 321 canne con due principali, di cui uno asportato dall'organo antico, 1479, costruito dal Can.co Ferrato e dall'Ecc.mo Arcivescovo Palmieri, ricostruito nel 1575. È opera del monaco fra Giobbe di Aquileia del 1479 ed è costato parecchio, perché pagato dalla nobile famiglia De Ecclesiis - Onorati, che vi appose lo stemma familiare. - Distrutto per buona parte, é rifatto per mano veneta nel 1596, per dono del can.co Mazzone Marcantonio, che lo arricchì di pitture con oro zecchino veneto e la cantoria con ottimi dipinti e suoni e luci. - A seguito dell'incendio fu rifatto nel 1749 dal Revds Ioseph Rubino Castilaneten, per fondo veneto, con ampliamento di canne e di mantici e di manticetti. Fu rifatto e dotato di numero nove grosse canne in facciata e riportato su cassa a cascatelle di fiorami veneti e oro zecchino, coperto con ricco fregio e lussuoso drappo di damasco rosso di pregiata fattura fiorentina. - Le vicende non sono terminate, perché nel terremoto del 1857 (16 dicembre: n.d.r.) fu spezzato a metà e le due parti rimasero appese sopra la porta maggiore del Sacro Tempio; raccolto e ricostruito dal monaco di Grassano si è ancora sentito suonare, dotato di valvole nuove e nuove bocche alle canne, di forma antichissima e moderna. - Fu anche "scaldato" nell'incendio del 1903, quando andò distrutta la sacrestia nella notte del 22 e 23 ottobre 1903, essendo arciprete De Ruggieri e Vicario Foraneo Can.co Tommasantonio Grilli e fu di nuovo restituito (o restaurato) dal monaco di Grassano." - Firmato: Can.co Salvatore Torraca.-

La contabilità del 1868:

Dalla Copia privata del "Verbale di Possesso dell'anno 1868" nelle qualità delle spese, al n° 9, si legge: all'Organaro per pulitura ed accordo dei due organi: della Chiesa (Madre) e della Cappella Mater Domini £. 21 e C. 50, mentre al n° 8 si legge: all'Organista e tiramantici £.72 c.21, mentre nello stesso foglio, sotto l'indicazione "Parte Prima", alla voce n° 6 per Istr. Notar Contuzzi in Miglionico, 29.1.1851, si legge: "Per l'organista della Chiesa Matrice con l'obbligo di prestare servizio all'organo nelle Chiese delle Grazie e della Mater Domini senza nulla in più pretendere £.127 e. 50."

Ulteriori e continuate notizie si ricavano anche:

Dalle Conclusioni Generali del Capitolo dell'Insigne "Colleggiata- S. Maria Maggiore - Miglionico" dalle quali si può seguire la decisione riguardante il "posto" di organista e tiramantici, che viene sempre riportato dopo le Autorità. Il primo è sempre appannaggio di "un canonico" ben preparato, membro effettivo del Capitolo ed il secondo ad un personaggio ben fisso che talora assume il nome qualificativo di "tiramantici" e talvolta di "sacrista minore". Per arrivare alla "conclusione" che affida il titolo organista al capobanda "beneficiato" Comanda Francesco, un laico, bisogna attendere il 31 dicembre 1900 l'anno della morte del Can.co Torraca... da allora il posto fu assunto variamente fino al silenzio completo del "re degli strumenti liturgici", sotto l'arcipretura del rev.mo dr. Donato Gallucci: circa il 1955 - 60. Solo il def.to Gallo Michele sacrestano maggiore, intramontabile "Zi' Mich", l'anziano Giuseppe Munno... ed ora l'organo tace... in attesa di essere ricostruito, mentre "i fratelli" della Mater Domini e del Convento sono stati definitivamente demoliti: il primo per crollo della sacra sede ed il secondo per distruzione ed allenamento (la tradizione dice che le canne furono cedute per "saldature" all'impianto dell'acquedotto!). - Altri fratelli esistevano nelle chiese del Purgatorio e di S. Maria delle Grazie: il primo disperso nella costruzione della Torre civica dell'Orologio, seguita a decisione del Podestà degli anni '30 intesa a sorgere in facciata alla medesima Chiesetta nobiliare settecentesca, demolendo la primitiva forma e lo strumento che si trovava con cantoria sopra la porta maggiore: una cronaca ed un catalogo lo descrive dotato di circa 300 canne, con "cantus firmus" ed una zampogna! Il secondo - S. Maria delle Grazie - "lo zampognaro per la novena di Natale" era caratteristico per "flauti e strumenti pastorali dolcissimi": restano soltanto la cassa del corpo e tutti i bassi di legno ed in parte la tastiera. Non va dimenticato che l'ultima operazione per l'organo della Chiesa Madre è stata eseguita con "il taglio delle canne" (non sono riuscito bene a sapere che cosa volesse significare, ma probabilmente consisteva nell'intonare o accordare "la foresta" delle piccole canne!) nel 1923, da un provetto Sacerdote - artigiano di Grassano Don Michele Calabrese, che faceva anche l'orologiaio ed il restauratore delle statue di cartapesta. Anche l'arciprete D. Giuseppe Garbellano nel 1929 eseguì una sommaria accordatura... e pare sia stata l'ultima nell'ordine di tempo.

La vita pastorale di S.E. Mons. Pecci del 1901 loda molto l'organo polifonico di "S. Maria Maggiore di Miglionico", e restano alcuni viventi che ricordano quando S. E. Mons. Pecci (+ 1952) veniva positivamente da Matera per suonare e cantare su quest'organo, a lui molto caro: S.E. Mons. Pecci era un Benedettino dal "puro gregoriano"... ed a Miglionico si è cantato fino al 1929 il "canto gregoriano", col cessare del Capitolo cessò anche la "lode pura del gregoriano". - Dall'Archivio del Capitolo risulta anche che un Can.co "curava la manutenzione normale" dietro ricompensa; resta traccia del Can.co D. Giuseppe Montanari, oriundo di Avigliano.

Delle notizie accertate "il monaco di Grassano" è la stessa persona che Don Michele Calabrese: si tratta dello stesso sacerdote che fino al 1867 era chierico del Convento dei PP. Francescani e che dopo le leggi eversive, lasciato il saio indossò la veste talare però portandosi sempre addosso, anche fuori paese, il titolo de "il monaco di Grassano" e concorreva in tutti i luoghi, assieme ad un altro non meglio identificato "il monaco di S. Mauro Forte". L'arte artigianale organara era fiorente a Castellaneta ed a Cerignola: tra l'Avellinese e l'alta Basilicata operava il 1875 - 1892 il sac. D. Luigi Rabasco, ex religioso dei riformati noto in religione col nomedi P. Rocco da Calitri: per potere intervenire nell'organo della Matrice di Miglionico, in concomitanza col "monaco di Grassano" fu d'uopo essere ascritto tra il Clero del Capitolo di Miglionico, ciò che avvenne in data 28.10.1884, durante la S. Visita Pastorale in Miglionico ad opera dell'Arcivescovo Mons. Diomede Falconio. Quest'ultimo "sacerdote questuante: artigiano - faticale", viene chiamato, non operò "il taglio delle canne", ma l'uso delle "arie in mantici diversi e dell'appoggio delle canne di legno su una panchetta non unita al somiere principale dello strumento". (Atti della visita pastorale a Miglionico di S. E. Mons. Falconico il 28.10.1884.).

Resta da vedere ancora quale altra scoperta si potrà fare durante il lavoro di rimozione e di restauro.


 

IL RESTAURO E LO STRUMENTO

SOPRINTENDENZA AI BENI AMBIENTALI E ARCHITETTONICI DI BASILICATA - SEDE DI MATERA
MIGLIONICO (MT): CHIESA S. MARIA MAGGIORE RESTAURO DELL'ANTICO ORGANO

Lo smontaggio dell'organo, avvenuto in data 24/11/79, ed il successivo trasferimento nel laboratorio dei F.lli RUFFATTI di Padova, vennero commissionati dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Basilicata che aveva da poco intrapreso i lavori di restauro della Chiesa Madre.

Per mancanza di finanziamenti, l'affidamento alla ditta RUFFATTI dei primi lavori di restauro venne effettuato solamente il 25/03/85, nell'ambito di una perizia di spesa relativa ai lavori di consolidamento e restauro della Chiesa. I lavori, finanziati inizialmente dalla Cassa per il Mezzogiorno e successivamente dall'Agenzia per la Promozione dello Sviluppo per il Mezzogiorno, riguardavano il restauro dei seguenti componenti:

La tastiera: dopo averla smontata e ripulita accuratamente, tutti i tasti sono stati rettificati singolarmente e riparati ed il telaio restaurato previa disinfestazione con antitarlo. Le punte di guida sono state disossidate e ridotti i laschi prodotti dall'uso. Si è proceduto, altresì, alla sostituzione delle placcature mancanti e dei feltri di fine corsa.

La Pedaliera: tutte le molle di ritorno sono state sostituite con nuove e applicati nuovi feltri a fine corsa.

Somieri: il somiere maestro e quello della basseria sono stati accuratamente aperti e ripuliti, le coperte e le cinture trattate con sostanze antitarlo, restaurate, e tutti i fori dei tarli turati per ovviare ad eventuali passaggi d'aria. Sono state rettificate le stecche di comando dei registri, i loro piani di scorrimento e le false stecche. I separatori di canale, reincollati ove necessario, sono stati trattati con sostanze antitarlo e impermeabilizzati. Le molle sono state tutte sostituite con nuove in filo di ottone crudo ed i ventilabri del comando di nota revisionati, rettificati e tutti reimpellati con sceltissima pelle doppia, di grosso spessore. Eseguiti i sopradescritti lavori, s'è provveduto alla chiusura dei somieri, previa sostituzione di tutte le guarnizioni con nuove in pelle di agnello, sia nelle parti di aderenza, che nelle portine della secreta, per una perfetta tenuta dell'aria.

Meccanica di trasmissione: i pomelli di comando dei registri sono stati ripuliti e restaurati e le catenacciature di riduzione sia delle note, che dei registri, accuratamente restaurate. Tutti i catenacci sono stati disossidati e trattati con olio antiruggine trasparente. I tiranti tastiera-somiere e tastierapedaliera sono stati sostituiti con nuovi in ottone e si è provveduto a rendere il funzionamento del complesso il più' silenzioso possibile.

Fonica:

a) Canne di metallo: tutte le canne originali sono state attentamente riordinate nell'intento di ricomporre ogni singola fila secondo lo schema fonico d'origine, eliminando così deleteri effetti delle manomissioni intervenute in epoca passata. Successivamente sono state accuratamente lavate e restaurate ove necessario, avendo cura che le qualità foniche d'origine non venissero alterate. Si è provveduto, ove necessario, a rettificare la forma dei piedi e dei corpi, a saldare i bordi staccati e tagliati, e ad eliminare in genere tutti i danni causati dal tempo e dalle manomissioni. Tutte le parti delle canne di facciata colpite dal cancro dello stagno sono state rimosse e sostituite con tasselli di metallo nuovo, mentre sono state ricostruite nuove tutte le canne irrestaurabili o mancanti, dopo attento esame delle caratteristiche, delle scale di misura e del tipo di materiale usati in origine, ricavando tali dati dalle canne integre.

b) Canne di legno: sono state accuratamente ripulite e restaurate, e tutti i bordi aperti e incollati con colla a caldo, secondo la tecnica originale.

Manticeria: i due mantici a libro, una volta aperti, sono stati riparati nelle fessure e nei fori del tarlo, trattate con sostanze anti-tarlo e impermeabilizzati. Si è inoltre provveduto al totale reimpello, con l'impiego di pelle di montone di prima scelta, come le valvole di ingresso dell'aria, ed alla riparazione delle condutture d'aria di collegamento tra mantici e somieri.

Elettroventilatore: è stato fornito e messo in opera un nuovo elettroventilatore con sordina, in grado di fornire un'erogazione d'aria stabile e abbondante, e di sopperire a qualsiasi richiesta. E' stato posto entro una cassa costruita con pannello di legno sfibrato e foderata interamente con materiale diacustico per assicurare il massimo di silenziosità e ridurre il fruscio dell'aria. Il ventilatore è stato collegato all'impianto di distribuzione mediante uno speciale elemento di giunzione flessibile, al fine di isolare qualsiasi vibrazione. L'aggiunta del ventilatore è stata eseguita in modo da non precludere l'attuale funzionamento manuale dei mantici, che resterà intatto nella sua struttura e funzionalità.

Panca per l'Organista: si è realizzata una nuova panca per l'organista, in sostituzione di quella originale, - andata perduta.

Cassa di risonanza: dopo averla restaurata nelle sue parti mancanti e danneggiate si è provveduto a realizzare una parte di fondo dell'organo, costruita in legno di abete, indispensabile alla funzione di "cassa armonica" che ha l'attuale cassa in cui è racchiuso lo strumento. Si è provveduto, altresì, al consolidamento di tutte le parti strutturali e di sostegno del somiere.

Trasporto ed innalzamento dei materiali, rimontaggio dello strumento, intonazione, armonizzazione dei registri e accordatura generale. Trasporto e innalzamento: una volta ultimati i lavori di restauro in laboratorio a Padova, tutte le parti dell'organo sono state accuratamente imballate e trasportate a mezzo camion nella chiesa, dove si è provveduto all'innalzamento a piano cantoria per il montaggio,

b) Rimontaggio dello strumento: tutti gli elementi componenti lo strumento sono stati rimontati a regola d'arte. Si è provveduto al collegamento delle condutture dell'aria con nuova pelle di agnello, all'allacciamento della meccanica, alla messa in fase di tutti i congegni di comando e di movimento. E' stato eseguito successivamente una verifica generale per l'accertamento del perfetto funzionamento di tutte le parti e alla regolazione della pressione d'aria.

c) Intonazione e accordatura: si è provveduto all'intonazione di tutte le canne restaurate e di quelle ricostruite, secondo i criteri in uso nell'epoca. Questo lavoro si è svolto con la massima cura badando a non alterare, benché minimamente, le caratteristiche d'origine, ma semplicemente a farle riaffiorare senza forzatura alcuna. Particolarmente curata è stata l'armonizzazione dello strumento così come l'accordatura fatta "in tondo", secondo le regole dell'organarla classica, a temperamento inequabile.

Ing. Mario Maragno

DESCRIZIONE DEI LAVORI DI RESTAURO

II restauro è stato eseguito dalla Famiglia Artigiana Fratelli Ruffatti di Padova in accordo con le direttive delle Soprintendenze per i Beni Ambientali e Architettonici e per i Beni Artistici e Storici della Basilicata. Durante un lungo periodo di abbandono lo strumento aveva riportato danni consistenti causati da infiltrazioni d'acqua, da parassiti xilofagi e topi. A questi si sommavano le offese recate dall'uomo, accordature fatte "a squarcio" con il taglio delle canne alla sommità, tentativi maldestri di riaccomodare il somiere praticando fori.

Si è operato nell'intento di riportare lo strumento alle condizioni originarie di operatività e di recuperare al meglio le caratteristiche timbriche di questo prezioso organo. Le parti lignee sono state disinfestate e consolidate dove necessario; tutte le parti deperibili, e in modo particolare le pelli, sono state sostituite con pelli di pecora e agnello conciate al naturale, secondo le tecniche antiche. Il somiere, che racchiude i meccanismi atti a distribuire l'aria alle canne, è stato completamente smontato, rettificato, impermeabilizzato e poi rimontato secondo le tecniche originali, rispettando ogni dettaglio, al punto che chiodi di fissaggio delle coperte, forgiati a mano. sono stati catalogati e disposti in planimetria allo smontaggio e poi ricollocati ciascuno nella sede originaria

Tutte le canne sono state rimesse in forma, riparate negli spacchi, riallungate ai corpi dove necessario. Per quelle di facciata si è trattato di un lavoro particolarmente impegnativo poiché intere porzioni di metallo, specialmente alle "bocche", erano ormai polverizzate. E' stato quindi necessario innestare, con saldature piatte, porzioni di metallo omogeneo per fattura e composizione. E si è compiuta un'opera di analisi approfondita sul materiale fonico in modo da individuare le condizioni di intonazione, corista e temperamento precedenti agli interventi maldestri cui si è dianzi accennato. Si è potuto così far riaffiorare il timbro di ogni canna e si è rilevato, un sistema di accordatura che si avvicina molto al "mesotonico", in alcune zone praticato fino al diciannovesimo secolo inoltrato.

I due mantici originali "a cuneo" sono stati impermeabilizzati e impelati con nuove pelli di montone ed agnello. E' stato necessario ricostruire alcuni marginali andati perduti (le stanghe, parte del cavalietto di supporto). E' stato fornito un elettroventilatore, collegato però in modo che l'organo possa ancora essere azionato manualmente come in origine. La cassa di risonanza infine è stata restaurata con il consolidamento delle parti lignee e la pulitura delle superfici dipinte. Le lacune sono state parzialmente integrate con la tecnica del rigatino. E' stato necessario anche ricostruire e scolpire a mano alcune parti dei fregi intagliati che erano andate perdute

LO STRUMENTO

L'organo è collocato su una cantoria che si affaccia al lato destro del presbiterio ed è racchiuso in una cassa lignea dipinta e decorata con fregi intagliati e dorati. La facciata è composta da 31 canne in stagno disposte a cuspide su tre campate.

La tastiera ha l'estensione di 45 tasti (Do 1 - Do 5, con prima ottava "scavezza").

I tasti diatonici sono ricoperti in bosso con frontalino scolpito pure in bosso, mentre i tasti cromatici sono in noce ricoperto di ebano. La pedaliera comprende un'ottava completa di otto tasti (Do 1 - Si 1).

I registri sono azionati da pomelli metallici a tiro disposti su due file verticali al lato destro della tastiera:

  • Principale Ottava
  • Decimaquinta
  • Decimanona
  • Vigesima Seconda
  • Vigesima Sesta
  • Vigesima Nona
  • Voce Umana
  • Flauto in XII
  • Flauto in VIII

Tiratutti Contrabasso (senza comando di registro - suonabile sia dalla tastiera che dalla pedaliera. E' costituito da otto canne in abete (Do, Re e Mi di 8 piedi aperte e le successive di 16 piedi aperte).

Accessori: Uccelliera, Zampogna in Sol, Zampogna in Fa

Ritali delle file di ripieno al Do diesis seguente il Do di 1/8 di piede.

Il somiere maestro è in noce, "a tiro", con 45 ventilabri e 10 stecche di registri, corrispondenti ai seguenti registri a partire dalla facciata:

Principale da Do 1 a Fa 1 in legno, non comandante

Voce umana con accordatura "crescente"

Ottavino da Do 1 a Fa 1 in legno, non comandante

Decimaquinta

Flauto in XII

Decimanona

Vigesima Seconda

Vigesima Sesta

Vigesima Nona

Flauto in VIII su aggiunta posteriore al somiere realizzata in antico.

La manticeria è costituita da due mantici a cuneo con azionamento manuale mediante stanghe di legno.

Un'iscrizione dipinta sul fronte della cassa riporta con buona evidenza il nome dell'autore e l'epoca di costruzione. Vi si legge:

RDS DNS JOSEPH RUBINO CASTILANETEN

HOC OPUS FECITANNO DOMINI 1749

la dicitura è ripetuta in rosso, su una striscia di carta incollata sotto la cornice semicircolare posta alla base della campata centrale. Un'analisi più attenta rivela che lo strumento fu "rifatto" dal Rubino nel 1749 conservando però molti importanti elementi appartenenti con probabilità ad un più antico organo che già esisteva in chiesa. Si può notare, ad esempio, la mancata uniformità stilistica della parte superiore della cassa rispetto alla base, certamente più antica.

E proprio sulla parte inferiore alcuni graffiti, che si possono ancora individuare con qualche difficoltà, sono rivelatori.

Riportano nomi di organisti e riparatori, certo poco rispettosi dell'opera per aver inciso i loro nomi su una superficie dipinta, ma che ci forniscono una testimonianza interessante. Questi sono i testi di alcune iscrizioni:

D. Franco Am.o Lasala M.ro

d'organi a 20 di giugno

1685

Am.o Novelliorganista 1736e 1737....

..a ne Laboris

una data: 1735 un nome senza data: S.D. co Ludovico Giordano

E' chiaro dunque che l'intera parte inferiore della cassa e forse anche altre componenti appartengono ad uno strumento precedente al 1685.

L'analisi particolareggiata delle canne compiuta in sede di restauro ha messo in luce altre interessanti particolarità. Anzitutto la facciata, intaccata in modo profondo dal processo di cristallizzazione che comunemente si definisce "cancro dello stagno", sembra essere molto antecedente rispetto all'epoca del Rubino (1749). E anche le canne interne di piombo farebbero pensare in base alle tecniche costruttive e allo stato di ossidazione, ad una loro collocazione almeno nel 1600 se non adirittura nel 1500. Si può quindi pensare ad un riutilizzo parziale di canne più antiche da parte del Rubino e l'ipotesi sembra confermata dall'esame delle canne del Flauto in XII, antiche ma di fattura diversa rispetto al resto del corpo fonico.

La pedaliera, originariamente non presente, fu introdotta forse dal Rubino e collegata ad un somiere con 8 canne in legno posto di retro all'organo. Da segnalare inoltre la presenza di un'"uccelliera", ovvero di un congegno costituito da alcune canne immerse parzialmente in una vaschetta con acqua, che quando suonano riproducono l'effetto del cinguettio di uccellini. Questo elemento, di cui sono state ritrovate tracce, è stato ricostruito. Originali sono invece due rare zampogne con tuba di legno molto arcaica.

F.lli Ruffatti di Padova

 


 

GLI ELEMENTI DECORATIVI

Sac. Mario Spinello

SULLE TRACCE... Nomi e pregi.

L'occasione del restauro dell'organo della Chiesa Madre di Miglionico, - uno strumento musicale definito barocco del '500, - è utile per parlare brevemente, oltre che degli elementi fondamentali, anche della "veste" cioè di quell'insieme di elementi decorativi che fanno di una simile opera un vero e proprio oggetto d'arte.

L'opera infatti, inserita nella cornice della "cantoria" e della bussola dell'ingresso maggiore e della mostra delle canne, forma un insieme di altissime qualità, che attestano i livelli di cultura raggiunti nell'Università della Terra di Miglionico e della lavorazione del legno. Questa lavorazione, proprio nel settecento da forse i suoi risultati più spettacolari nella serie di organi e cantorie, che ancora sono presenti nelle Chiese e nei Conventi della nostra Regione, e, che purtroppo in gran parte sono trascurati e in pericolo di rovina totale (non ultima ragione lo scarso interesse dimostrato fino ad oggi dalla critica d'arte e per mancanza di proposte di finanziamenti), per queste esemplari testimonianze di una produzione che si continua a chiamare "minore".

L'attuale MOSTRA FOTOGRAFICA della RISTRUTTURAZIONE dell'ORGANO BAROCCO del '500 della CHIESA MADRE di MIGLIONICO visualizza come fu costruito nel 1749, all'epoca del radicale rifacimento della Chiesa cui in seguito al terremoto del 1741: si trattava di un'opera non meno doviziosa e ricca dell'attuale.

Dai documenti dell'Archivio Parr/le: passim : la cantoria poggiava su quattro mensoloni e, tra varie decorazioni "meccate", aveva panelli dipinti a "finto marmo", sui quali nel 1564 furono posti i 18 dipinti su tavola di Cima da Conegliano, acquistati a Leipzig dal principe Vincenzo Gonzaga di Mantova, su richiesta del can.co Marcantonio Mazzone del Capitolo di Miglionico, umanista e musico, ospite del mecenatismo di quella corte principesca. A questo punto gioverà ricordare che il De Majo, nel catalogo dell'arrte organarla a Napoli dalle origini sec. XII al sec. XIX, compila una scheda che ha come oggetto (1) l'organo di S. Maria Maggiore a Miglionico, e lo fa risalire al suo trisavolo Antonio Di Majo, organaro in Napoli, che costruisce per "fuori Napoli", attribuendo alcune file di canne a secoli precedenti, ed il tutto viene datato al 1491. Poi della Famiglia organara Di Majo si perdono le tracce fino al musicista Giovanni Francesco Di Maio (Napoli 1732-1770) (2). Si trattava di un "positivo", con supporto al somiere e facciata delle canne molto ridotto, con disegni a larghi fiori sulle tavole della cassa(3) e con "sulla cimasa" un'artistica rappresentazione dell'Assunta, titolare della Chiesa. A questo punto entra in luce Don Marcantonio Mazzone di Miglionico (4), arciprete per brevissimo tempo; di questo Personaggio illustre si è parlato molto e le sue musiche ormai sono state ascoltate e pubblicate; vedi "Autori e musiche barocche in Lucania", come pure di M.A. Cancellaro: "D. Marcantonio Mazzone di Miglionico".

Insieme a lui, il fratello Girolamo(5) pure musico, operante a Ferrara e a Treviso, viene descritto come godente di ottimi rapporti con altri poeti ed artisti musici.

La Visita Pastorale di Mons. Giovanni Michele SARACENO, napoletano, arcivescovo di Matera e Acerenza, nel 1544, nel verbale della S. Visita a Miglionico faceva annotare che "il 25 aprile, alle ore 23, giunto a Miglionico, dopo eseguiti i Vesperi in cantu et organo, S. Rev. ma il Sig. Arcivescovo convoca il Clero in "choro" per la mattina del 26 aprile, alle ore 8...e a parte lo cantor organista can.co D. Matteo de Nito".(6).

Vengono in questi ultimissimi tempi elaborati e promossi testi e composizioni di autori come il ROCCO RODIO, TRABACI, GESUALDO da Venosa (7) ecc. Mi piace citare a proposito il ven. Don Ciro Cisilino della Fondazione "G. Cini" di Venezia (8) e del M.o Pietro Andrisani da Montescaglioso, che opera a Napoli.... e giù nel tempo fino al M.o Francesco Stabile oriundo di Miglionico (sec. XIX) (9)... e famosi maestri concertatori di complessi bandistici, ancora in auge (10). In campo artigianale si sviluppano a Castellaneta i F.lli Rubino, dei quali la massima espressione, nel 18° sec, è il Rev.do Don Giuseppe Rubino (11).

In Lucania, nei conventi francescani, fioriscono frati artigiani intonatori d'organi e talvolta costruttori, nei secoli XVIII - XIX, sia per le loro comunità come pure per altre chiese.

A Miglionico operarono alla fine del sec. XIX il rev.do Don Paolo Padula meglio conosciuto come "il monaco di Montemurro", già frate riformato e poi passato al Clero locale, rimasto celebre "per essere provetto accordatore di organi di chiesa col taglio delle canne", -operazione oggi molto mal vista dai restauratori accordatori. Pure "Don Cannine Calabrese, detto il monaco di Grassano" (12) curava l'arte organaria e per intonare sceglieva, senza remore, "tagliare le canne". Egli nel 1926 operò a Miglionico sotto l'arciprete D. Michele De Ruggeri mentre sotto il celebre arciprete D. Pietrangelo Sivilia operò "il monaco di S. Mauro Forte"; in questo periodo si nota la valida opera del can.co D. Giuseppe Torraca, cantore e organista, il quale lasciò un'ampia descrizione storica tecnica dello strumento. Pure l'arciprete Garbellano don Giuseppe da Montescaglioso, ebbe a cuore lo strumento in predicato. Resta al rev.mo D. Donato Gallucci il compito di offrire le ultime cure, poi il lungo silenzio durato oltre mezzo secolo. Adesso lo strumento ha preso voce e offre particolare splendore alla Chiesa Madre di Miglionico: in festa.

NOTE

Romano Stefano - L'arte organarla a Napoli dalle origini al sec. XIX-Napoli-Società Editrice Napoletana - 1980.-

Giovanni Francesco Di Maio musicista(Napoli 1732-1770) - Allievo di Giambattista Martini, fu organista alla corte di Napoli. Si distinse quale fecondo e chiaro compositore di musiche chiesastiche e teatrali.

Di Majo Paolo - Pittore (morto a Napoli nel 1784) - allievo di F. Solimena, del quale copiò anche le opere; dipinse numerosi quadri e affreschi per chiese napoletane, per Montecassino, ripetendo in modo stanco i temi del Maestro.

Don Marcantonio Mazzone - (Miglionico 1556 - Venezia 1626) umanista e musico. - Allievo della scuola gregoriana dell'Abazia di Banzi e poi vari conservatori di Napoli e delle più celebri scuole d'Europa, compose musiche sacre e per teatri (P. Andrisani).

Girolamo Mazzone: vedi T. Ricciardi, op.c.

"Zelo religioso e attività pastorale di un vescovo pre-tridentino nella Diocesi di Acerenza - Matera" - M. Finamore - Tesi di Laurea - Bari 1980.

Rocco Rodio (Bari 1530 - Napoli 1615) musicista. Compose musica sacra, profana e strumentale; scrisse un trattato di contrappunto - regole di musica (1609)

D. Ciro Cisilino.

Francesco Stabile - musicista - nato a Miglionico li 28 agosto 1802 morto a Potenza l'11 agosto 1860. Scrisse "Florimo- Palmira - Braccio di Montone". Compose anche molte musiche sacre. - Fu legato da sincera amicizia a Vincenzo Bellini. (Tripepi - Curiosità storiche di Basilicata).

D. Giuseppe Rubino di Castellaneta - sec. XVIII: tutto da esplorare. Buone notizie offre il ch.mo prof. Celeghin nel catalogo degli organi antichi di Puglia.

G.Ventura - Un'esperienza nella storia dell'associazionismo in Basilicata" - Tesi di laurea- 1990.

 

Informativa ai sensi dell'art. 13 D.LGS. 30 giugno 2003 n.196. Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie tecnici e di terze parti. Proseguendo la navigazione del sito acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni clicca sul link seguente privacy.

Ho capito.
EU Cookie Directive Module Information